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RECENSIONE: Magica Per Caos  –  S. Carlini (V. 1/?)

Aggiornamento: 10 apr 2020



Dimentichiamoci lo stile nudo e crudo di George Martin, l’high fantasy di Tolkien, i vampiri di The Twilight Saga, elfi nani gnomi e altre razze diverse dalla nostra. Le uniche creature fantastiche che abbiamo il piacere di conoscere sono i gargoyle, che in questo libro assumono però le fattezze di basse vecchiette dalla pelle raggrinzita.

Magica per Caos non è niente di tutto questo, ma un romanzo molto più vicino al genere fantasy contemporaneo imperniato da una forte dose di umorismo, nel quale la protagonista, Sofia Sfiammetta, cerca disperatamente di non farsi affossare dai numerosi eventi tragici della sua vita, che paiono attribuibili essenzialmente ad una buona dose di quella che comunemente viene chiamata sfiga.


Forse un titolo più azzeccato per il libro avrebbe potuto essere“Magica per Caso”, dal momento che la chiave di volta della storia è costituita essenzialmente dalla scuola di magia nella quale, per puro caso, si imbatte la protagonista, che fino a quel momento aveva con fermezza ed impassibilità assistito allo sgretolamento della sua vita privata.

Un marito dietologo che lavora in tv che la lascia per la sua migliore amica Anna, un figlio genio che non perde occasione per farla sentire mentalmente inferiore e una sorella cinica e menefreghista, fortemente diversa da lei, sembrano situazioni sufficienti per far crollare psicologicamente anche la più forte delle persone. A tutto questo, per Sofia, si aggiunge la necessità, scaturita dal suo forte senso del dovere, di dover salvare il mondo dal dominio delle tre sacerdotesse del male: Anaisaa, Marisaa, e Baluisaa.


Il racconto è narrato in prima persona, e quindi tutto è visto attraverso gli occhi della protagonista Sofia.

Una donna a tratti maldestra, con la vita sconquassata da una serie impressionante di vicessitudini e con l’apparente, unica, reale dote di avere un gran pollice verde. Un personaggio con il quale è facile entrare in forte empatia, visti i connotati prettamente umoristici che ogni sua riflessione personale assume:



L’elemento fantastico viene somministrato a piccole dosi qua e la, facendo quasi solamente da sfondo alla storia, che ruota interamente attorno alla protagonista Sofia.

Un pizzico di magia attutisce temporaneamente la sfrontatezza del piccolo genio, oppure è funzionale ad una sua decisa pulizia del viso.


Più in generale il racconto costituisce una sorta di parodia del genere fantasy vero e proprio, che a detta dell’autrice spesso ha la colpa di prendersi troppo sul serio.

Il suo tentativo di concepire e vedere la magia in maniera diversa da come di solito la percepiamo, è chiaramente andato a buon fine. In tutta la storia Sofia pare non prendere nulla veramente sul serio, sembra non curarsi fino in fondo delle conseguenze delle sue azioni e solo a tratti si avverte il suo forte svilimento per quello che le sta capitando.La magia è un condimento della storia, ma non il piatto principale, è un mezzo attraverso il quale si è realizzata la situazione che l’autrice ci sta raccontando, ma mai la si percepisce come l’unico ed essenziale mezzo per risolvere le situazioni.


L’unico momento che potrebbe caratterizzarsi come un passaggio di un tipico racconto fantasy, viene invece estremizzato e interpretato umoristicamente:





Personalmente ho trovato il racconto stilisticamente valido e soprattutto diverso sia da quello che mi aspettavo, sia dai racconti che abitualmente leggo.

Ogni cosa è descritta attraverso riflessioni personali della protagonista, sempre con toni umoristico-satirici che spesso strappano un sorriso.

Il ritmo è mantenuto sempre molto alto, solo a tratti scema assieme all’interesse. Da notare l’utilizzo che molte volte fa l’autrice di parole non di uso comune, che se spesso possono essere interpretate come un segno delle sue proprietà di linguaggio, a volte sembra esageratamente ricercato e a tratti stucchevole:




In ultimo, cosa pensare del finale della vicenda?

Chiaramente ci si aspetta un seguito, qualcosa che dia un senso a questo primo volume che pare più un antipasto e un introduzione ad una storia più corposa che potrebbe essere costruita sulle solide basi di questo libro.

Non è certamente il genere di racconto che prediligo, ma la forte dose di umorismo e lo stile della narrazione coinvolgono sicuramente il lettore, che se si lascerà assorbire dal modo unico di questa autrice di descrivere situazioni ed avvenimenti, riuscirà ad assaporare quel qualcosa di diverso dal solito qui presente.

 



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