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RECENSIONE: La Fuga Di Drizzt - R. A. Salvatore (V. 2/3)














Così ci aveva lasciati al termine del primo libro della Trilogia degli Elfi Scuri Drizzt Daermon N'a'shezbaernon, elfo scuro di Menzoberranzan: pieno di dubbi e incertezze verso il proprio futuro, ma desideroso di lasciarsi alle spalle quella vita e quella società così diversa rispetto alla propria etica e ai propri sentimenti.










Cosa aspetterà Drizzt in quei cunicoli oscuri che tanto abbiamo imparato a conoscere nel primo libro? Riuscirà a sopravvivere e a condurre una vita che tutti noi gli auguriamo di poter vivere, lontano dalle nefandezze perpetrate dal suo popolo?


Se pochi dubbi avevamo circa le capacità e le abilità tecniche dello spadaccino, quello che ci domandavamo era come un elfo scuro con la sua sensibilità e il suo altruismo potesse sopravvivere in un ambiente così inospitale e selvaggio come il Buio Profondo, un dedalo di cunicoli e caverne nel quale terribili creature si annidano dietro ad ogni angolo.

E la verità ci viene ben presto rivelata.


La mente di Drizzt, non il corpo, ha avuto la peggio in questo scontro, e altro non poteva essere. Quello che l'autore ci rivela e ci descrive, anche attraverso la penna di Drizzt stesso nel prologo e nei primi capitoli, è il cambiamento avvenuto nel nostro eroe, ormai chiamato solamente il Cacciatore, il Drizzt che il Buio Profondo ha manipolato, modellato, riprogrammato a proprio piacimento.


Con il suo buio, la sua solitudine e la sua estrema inospitalità, ha trasformato la mente e il corpo dell'elfo scuro in una perfetta macchina di sopravvivenza, senza eguali nel nascondersi, procacciarsi il cibo e combattere per la propria salvezza, pensando solamente a sé stesso e con l'unico conforto dell'inseparabile amica Guenhwyvar.

Un Drizzt che oramai vive guidato dai propri istinti animali, ferito e duramente provato dagli anni, dieci, trascorsi nel Buio Profondo in totale solitudine, durante i quali anche il tempo ha ormai perso di significato:





e dove l'unico rumore che si percepisce è quasi sempre solamente quello dei propri passi e del proprio respiro:





Magga Cammara!

In questa situazione così complicata, ecco però emergere dal profondo del suo io quella vocina presente in ognuno di noi, quella vocina che continua a dirci che da soli non ce la possiamo fare, che da soli non siamo abbastanza e che da soli non sopravviveremo né al mondo né a noi stessi.

Ecco dunque Drizzt che viene attirato prepotentemente ad avere contatti con il popolo degli gnomi svirfneblin, che mette da parte l'istinto del cacciatore e quindi la cautela e la prudenza, pur di sentire ancora la voce di una persona e il calore di un contatto fisico.


Se da un lato l'autore ben ci descrive le vicessitudini di Drizzt nel Buio Profondo, al tempo stesso ci ricorda che la perfida Malice, sua madre, ancora non ha dimenticato l'affronto perpetrato dal primogenito di casa Daermon N'a'shezbaernon.

Tutta Menzoberranzan era difatti perfettamente conscia che





Per riguadagnare il favore della Regina Ragno Lloth, leader del pantheon Dark Seldarine, Matrona Malice escogita dunque un piano subdolo e all'apparenza geniale per porre fine al drow traditore: Zin-carla, un'arma in grado di resistere ai fendenti dell'elfo scuro e allo stesso di tempo di destabilizzarne l'animo e lo spirito.


Quello che per diverse pagine del libro si va profilando è dunque uno scontro epico tra Zin-carla e lo stesso Drizzt, uno scontro che metterà a dura prova il corpo ma soprattutto lo spirito del protagonista.


Il tutto è poi condito con il sale dell'amicizia che si va instaurando tra il protagonista, il Guardiano del Cunicolo Belwar Dissengulp e Clacker: un terzetto ben assortito in grado di tenere testa a nemici più o meno potenti e di sfuggire a situazioni di oggettivo grande pericolo.


La Fuga di Drizzt è quindi una fuga da Menzoberranzan, dal proprio popolo, da un mondo che non sente suo, da Zin-carla, dal male che alberga nel sottosuolo, nell'Underdark.

È un esilio, un abbandono della propria patria per non farvi più ritorno.

Esilio, Exile in inglese, è infatti il titolo originale dell'opera, che a mio avviso meglio si addice al contenuto del libro e che forse avrebbe potuto essere mantenuto anche nella traduzione in italiano (la scelta dei traduttori è invece stata quella di preservare questo titolo per il terzo e ultimo capitolo).

In fondo l'esilio é anche la separazione di Drizzt dal proprio essere interiore, dai propri atteggiamenti e comportamenti che lo caratterizzano come persona senziente, per diventare il Cacciatore, un essere guidato solamente dai propri istinti primordiali di sopravvivenza.


Esisterà mai un posto che Drizzt potrà chiamare casa, un posto dove possa sentirsi amato e dove condurre un'esistenza dignitosa e in pace con sé stesso?

Menzoberranzan e Blingdenstone non sembrano essere, per motivi diversi, quel luogo idilliaco.

Al cacciatore non rimarrà forse che ascoltare le parole pronunciate dal padre Zaknafein:



La risposta a queste domande ci attende nel terzo e ultimo capitolo della Trilogia degli Elfi Scuri, L'Esilio Di Drizzt.


La Trilogia Degli Elfi Scuri è composta da 3 libri:


1. Il Dilemma di Drizzt

2. La Fuga di Drizzt

3. L'Esilio di Drizzt



 

Valutazione fantasySeries (3,5/5):









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