top of page
  • MA

RECENSIONE: Il Destino Dell'Assassino  –  R.Hobb (V.3/3)

Aggiornamento: 10 apr 2020




Parto sempre dal presupposto che una recensione dovrebbe rivelare quanto meno possibile della trama e allo stesso tempo essere in grado di rendere al meglio gli argomenti proposti nel libro. Difficile. A volte impossibile. Sta nell’abilità di chi la redige, capire quali situazioni si possono rivelare e quali no, ma a volte il confine è molto sottile. Per alcuni è troppo, per altri troppo poco, quello che si scrive.


Se consideriamo la trilogia dei Lungavista e quella dell’Uomo Ambrato come un’unica “grande” storia, la storia del nostro beniamino fitzChevalier Lungavista, allora il Destino dell’Assassino lo si può considerare come il capitolo conclusivo dell’intera sua vita a noi nota, composta dai 6 libri che Robin Hobb ci ha regalato dal 1995 al 2003.

Ma é anche il primo libro conclusivo di una serie che recensisco.

Tenendo in mente questo, se, cari amici, siete arrivati a leggere la recensione di questo libro, significa che molto probabilmente avrete già letto i cinque libri che lo precedono. Ottimo. Ma se davvero li avete letti, di certo non scorrerete queste righe della recensione per decidere se acquistare o meno quest’ ultimo volume oppure trarne indicazioni particolari per un futuro acquisto dell’intera saga.

Può anche darsi però che l’informazione che cercate riguardi la conclusione della storia. A volte infatti può capitare di optare per l’acquisto di un libro basandosi sulle nostre personalissime opinioni ed impressioni sul finale del racconto. Chiaramente in pochissimi (probabilmente nessuno) leggeranno il finale di una storia prima di tutto il resto, ma sapere se un racconto (oppure un film) finisce in una certa maniera per noi soddisfacente, può rappresentare un importante fattore discriminante.

A questo proposito vi dico subito che l’epilogo delle trilogie è stato di mio gradimento, anche se, a mio parere, non particolarmente suggestivo, entusiasmante o emozionante. Di più qui non vi svelo. Se volete altre informazioni però potete continuare la lettura di questo articolo.


Che ci sarebbero stati di mezzo dei draghi, beh quello lo avevamo ampiamente immaginato, a partire dalla copertina un po’ spoileristica dell’ultimo volume. Che sarebbero stati un po’ menefreghisti decisamente meno. Diciamo che me li sarei aspettati alla stregua dell’epico epilogo della Trilogia Dei Lungavista.

Come sappiamo, la compagnia di fitz, guidata da Umbra Stella d’Autunno e dallo zio della principessa Elliana, Peottre Acquanera, è in cerca dell’ultimo (penultimo?!) drago rimasto per decapitarlo, un po’ come se ci trovassimo proiettati nel bellissimo film Highlander – L’Ultimo Immortale. Per quale motivo un principe di un antico e potente regno (tra l’altro uscito vincitore dall’ultima guerra) debba sottostare alle richieste, a mio avviso stupide, di una tredicenne in procinto di diventare regina, non mi è dato saperlo né intenderlo fino in fondo, ma tanté, i preparativi vengono ultimati (vedi La Furia Dell’Assassino) e l’avventura comincia.


Gran parte di questo ultimo episodio è ambientato nelle isole esterne, tra i freddi ghiacci dell’isola di Aslevjal, dove i nostri eroi sono alla ricerca del drago Ardighiaccio.

Poteva mancare uno dei personaggi chiave della storia, ovvero il Matto? Certamente no, ma la sua ricomparsa è quantomeno inaspettata in quel particolare frangente della storia, e, tra le altre cose, descritta magnificamente dall’autrice,


Poteva mancare, in questo ultimo episodio, Burrich, l’uomo che ha allevato come un figlio il nostro beniamino? Anche in questo caso, certamente no.

Potevano i due essere sacrificati, nell’intreccio della storia, in nome di un classico happy end? Certamente no! Anzi si!

Mi fermo qui, perché la mia intenzione non è quella di rivelarvi per filo e per segno l’epilogo della vicenda, anche se alcuni indizi fondamentali ve li ho già in parte svelati.

Ci sarebbe in realtà molto da dire e molto da discutere sulla vita che aspetta fitz dopo l’avventura sulle Isole Esterne. L’impressione generale che ne ho avuto, leggendo qua e la per i forum e i gruppi di discussione, è che la conclusione della trilogia non sia andata giù a molti affezionati lettori, che si sono sentiti traditi dal comportamento di fitz, nonostante lo abbiano considerato il più logico nel momento in cui realmente guardavano alla storia vestendone i suoi panni.

Se vi interessano ulteriori dettagli e se desideraste leggere lo sfogo di Robin Hobb verso chi l’ha criticata dopo aver letto il Destino dell’Assassino, potete farlo qui, dai nostri amici di Bloodmemories.

Che impressione ne ho avuto io?

La mia idea è che Robin Hobb abbia tirato gli ultimi fili della storia nell’idea di una sua futura continuazione, e per questo abbia posto i personaggi rimasti in una condizione di “stallo”, in attesa di qualche elemento che ne scompigliasse la quotidianità. Amo gli happy end? Molto. Ma sinceramente quello che accade mi sembra un po’ forzato, anche se, guardandolo con gli occhi del nostro beniamino, giusto e meritato.

E il Matto? Penso alla frase uscita dalla sua bocca:



E la (mancata?) reazione/cerca di fitz alla sua frase? Penso alle parole della Hobb:



E personalmente credo (o spero?) che quella mancata azione che tanti imputano a fitz faccia parte di un disegno più grande che la Hobb aveva già in mente durante la stesura del finale della storia; che sia un evento ancora non investito del (giusto) significato dall’autrice, in attesa di farlo in una futura continuazione del racconto. Pensare a questo in parte mitiga anche le mie perplessità e i miei rancori verso fitz, il cui comportamento non mi è parso decisamente in linea con la sua condotta durante ben 5 libri e tre quarti.

Ma in definitiva la Hobb ha scritto una delle trilogie più belle e soprattutto profonde e ricche di significato che abbia mai letto.


Come ho più volte ripetuto fino alla noia, preferisco maggiore azione rispetto a quella che si trova nei Lungavista prima e nell’Uomo Ambrato dopo, ma penso anche che il vero valore aggiunto di quest’opera risieda nella profondità con la quale i personaggi sono descritti, i loro dubbi, perplessità, paure, ansie, incertezze. L’essere a volte in balia di un oscuro destino, non sapere se si stia facendo la cosa giusta o meno, non sapere se e come le azioni compiute nel presente avranno un peso negli eventi futuri. Non sapere se le azioni che gli altri si aspettano che compiamo siano veramente ciò che vogliamo o solo un tentativo di compiacere chi ci sta a cuore.

Fitz si ritrova spesso solo, come a tutti noi almeno una volta è capitato, e obbligato a seguire i binari che il destino ha costruito per lui, e che a lui tocca manipolare sotto la guida del Profeta Bianco. Binari che lo hanno portato prima da Burrich, vero padre, poi da Re Sagace, da Umbra, da Devoto, e soprattutto dal Matto, Beloved, il vero co-protagonista della trilogia.

Il loro rapporto segna gran parte della storia, e si inerpica su sentieri difficili da percorrere, in cui parole non dette e verità non rivelate minano amicizie e amori. Amore e amicizia, dov’è il confine? Ma soprattutto, ESISTE?

 

Valutazione fantasySeries:









11 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page